martes, 26 de marzo de 2013

A propósito de la representación del S. Carlo (sábado 23 de marzo de 2013)


Don Quischotte de Marius Petipa

Lo spettacolo del San Carlo a cui abbiamo assistito lo scorso sabato pone qualche problema agli studenti di II e III del triennio che hanno avuto modo di leggere e studiare soltanto la prima parte del Quijote (El ingenioso hidalgo…, Madrid, 1605, che chiameremo Quijote I) non così a quelli della Specialistica poiché essi hanno letto e stanno studiando sia la prima parte dell’opera di Cervantes (El Ingenioso hidalgo…, Madrid, 1605), sia la seconda (El Ingenioso Caballero…., Madrid, 1615, che chiameremo Quijote II).
In effetti il balletto di Petipa fonda su alcuni episodi della II parte del Quijote, sebbene faccia riferimento ai primi episodi della I parte: D. Quijote leggendo e preparandosi per la sua prima uscita, qui innestati con la presenza di Sancho già dall’inizio.

Diciamo che il prologo dello spettacolo: Lo studio di D. Chisciotte, si riferisce interamente all’inizio della prima parte mentre che sia nel I Atto (La piazza del mercato di Barcellona) sia nel II (L’interno di una taverna) si mescolano elementi della seconda ad altri motivi spuri, molto lontani dalla materia del Chiosciotte. Kitti, figlia di un oste e Basilio, il barbiere, sono la coppia di giovani protagonisti degli episodi del Quijote II, cap. 19-21, capitoli conosciuti come quelli delle “Bodas de Camacho”, dove un ricco possidente, Camacho, prepara le sue nozze con la giovane Quiteria che ama Basilio; Basilio finge di uccidersi per amore di lei, il prete gli sposa in articulo mortis e immediatamente dopo Basilio “risuscita” provocando la generosa rinuncia di Camacho a Quiteria e la consumazione del pasto preparato da Basilio per il matrimonio dei giovani. L’ambientazione di questi episodi è in un sito ameno della Mancha, all’ombra di grandi alberi, e la scena del balletto rappresentava bene questa ambientazione, sebbene mescolata ad elementi urbani che,  in effetti, sembrano trarre spunto dalla tradizione romantica sulla Spagna “esotica” che ispirerà anche Merimée e Bizet, nella Carmen. Ma anche qui c’è un ricordo dell’arrivo di Don Quijote a Barcellona (II parte ultimi episodi) dove il popolo fa burla di D. Quijote, e di Sancho (la “mosca ciega” –che ricorda un quadro di Goya- e il “manteo” che invece appartiene al Quijote I). Una manifestazione della follia dell’eroe è qui rappresentata nella confusione tra Kitti e Dulcinea che egli fa (ogni bellezza è per lui l’amata, cosa che mai accade nel Quijote.

La contaminazione con elementi procedenti della tradizione letteraria romantica (ma anche di quella musicale) è forte nel balletto di Petipa: la zingara che balla, i toreri, etc.

Gli altri capitoli del Quijote II a cui allude la trama di Petipa nell’atto III (L’interno di una foresta) sono II, 22-23, che riguardano la discesa di Don Quijote alla cueva de Montesinos dove incontra  Dulcinea encantada. Il balletto rappresenta questa discesa con il sonno/sogno di D. Quijote e capovolge i termini dell’incontro: se in Quijote Ii D. Quijote trova la sua amata spettinata e in disordine, nel balletto ella appare in tutto il suo fulgore e l’eroe trova fate, gnomi etc.

L’atto IV (La sala delle feste del castello del duca) nella versione che abbiamo visto l’altra sera è dedicata al ballo, magnifico, della coppia Kitti / Basilio e riferimenti all’eroe scompaiono quasi del tutto.

Il docente,

Encarnación Sánchez García
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